performance economy

Performance economy

Addio globalizzazione: è l’ora della performance economy

Walter Stahel, architetto svizzero, è considerato uno dei padri fondatori dell’economia circolare: molti gli attribuiscono l’introduzione, negli anni Settanta, dello stesso termine di circular economy. Nei decenni a seguire, mediante le sue riflessioni e il suo lavoro ha dato un contributo determinante allo sviluppo delle teorie sulla sostenibilità. Negli anni ha seguito questo filone, approfondendolo e, oggi, ci presenta un nuovo concetto: quello di performance economy. Italnolo ti introduce rapidamente a esso.

Definizione

Nel libro «Performance Economy» l’autore esplora il termine e ne detta le caratteristiche principali, all’insegna della filosofia “reuse, repair, remanufacture, upgrade technologically“. Per Stahel la performance economy consiste in un’economia che pone al centro la “vendita di beni e molecole come servizio o nella fornitura di garanzie di funzionamento“, dunque di performance. Diviene modello di business più sostenibile dell’economia circolare in quanto fa propri la responsabilità dei costi di produzione, dei rischi e dei rifiuti, riducendo i costi di transazione, aumentando le opportunità di profitto, traendo vantaggio da soluzioni di sufficienza, sistema ed efficienza.

Visione di Walter Stahel

Stahel spiega i principi del modello che propone e le ragioni per cui ha senso anche a livello economico. Offre splendide indicazioni alle imprese interessate a operare in questo settore assai promettente. In quella che chiama performance economy, i produttori reggono la proprietà dei beni e ne vendono l’utilizzo come servizio. E, in parte, viviamo già in un’economia della performance. Ogni volta che prendiamo un taxi o prenotiamo un albergo, un volo aereo o un biglietto del treno, ciò che state acquistando è l’utilizzo dell’oggetto, non l’oggetto stesso. E il fleet manager — il gestore della flotta — assicura che viaggeremo in tutta sicurezza. Lo stesso vale per i parchi comunali, le sale da concerti, gli stadi e così via. In tutti questi cosiddetti spazi pubblici, si compra l’utilizzo di qualcosa per un periodo di tempo. E se vendi a qualcuno un risultato garantito, e sei in grado di offrirlo senza consumare risorse, realizzi un profitto maggiore di prima. In questo senso la performance economy va ben oltre la circular economy.

Performance economy: i contro

In realtà c’è qualcosa che può andare storto in questo sistema. In tutti i casi sopra citati, la performance economy funziona perché l’attore economico incaricato mantiene la proprietà del bene, ma anche il controllo. In questo modo può evitare gli abusi, che possono degenerare perfino in vandalismo. Se noleggi un’auto, quando la restituisci viene controllata e se hai causato dei danni devi pagare. Nella cosiddetta economia di condivisione free-float, invece, se non viene mantenuto il controllo assistiamo purtroppo a una serie di abusi. I sistemi basati su biciclette e scooter elettrici free-float sono venuti meno proprio a causa di questi fenomeni. I consumatori trattano questi mezzi come articoli di consumo, non come beni da custodire. Perché? I motivi fondamentali che danno luogo a questi comportamenti sono due.

  1. Il primo è il consumismo che instilla in noi l’idea che possiamo trattare le cose senza riguardo e a un certo punto semplicemente buttarle via per comprarne di nuove;
  2.  L’altro motivo è spiegato dalla cosiddetta psicologia della personalità. Ciascuno oggi è il centro del suo mondo. Tutto ruota intorno ai selfie e a “me, me, me”. Alle persone di conseguenza non importa più niente di quello che è altro da “me”. Qualunque cosa sia di proprietà di qualcun altro è un problema di cui si deve occupare quel qualcun altro.

“Era R”

Sarà il passaggio a una performance economy a consentire agli attori economici di realizzare più profitti di quanti non ottenessero nella società di consumo. Esistono anche alcune ragioni tecniche che suggeriscono di procedere in questa direzione. Alcuni hanno già intrapreso questo cammino e, quante più persone lavoreranno su questi aspetti, tanti più casi di successo vedremo spuntare.  Se si ha una piccola o media impresa bisogna puntare e occuparsi della cosiddetta “era R”. R come:

  • Riutilizzo
  • Riparazione
  • Riproduzione

Le attività principali legate a quella che Walter Stahel definisce “era R” (che offre servizi di riparazione, gestione e manutenzione) sono quelle di gestione e manutenzione. Se si è in grado di offrire prezzi inferiori rispetto ai concorrenti, si avrà facilmente la meglio su di loro. Performance economy, dunque, rappresenta il futuro. Futuro che con lungimiranza Italnolo ha colto più di venti anni fa e che oggi ne conferma il suo essere all’avanguardia.