case green, prestazione energetica

Prestazione energetica: tutti in classe D con “Case Green”

Approvata dal Parlamento europeo la direttiva UE sulle “case green”, il provvedimento avanzato dalla Commissione europea per migliorare la prestazione energetica degli edifici inserito nel pacchetto di riforme Fit for 55.

Il testo della direttiva Energy performance of building directive (Epbd), nato con la mission di riqualificare il parco immobiliare dell’Ue e migliorarne l’efficienza energetica potrà subire modifiche rispetto a quelle già registrate prima di diventare definitivo.

 

Perché migliorare la prestazione energetica degli edifici?

Si tratta di un passo significativo per l’efficientamento energetico degli edifici, anche se non mancano i pareri contrari, che prevedono un aumento dei costi per le ristrutturazioni.

L’intento è quello di migliorare la prestazione energetica degli edifici, abbassando le bollette e riducendo la dipendenza europea dalle importazioni di energia dall’estero.

Inoltre questo dovrebbe comportare anche una riduzione della povertà energetica e migliorare le condizioni di salubrità degli ambienti abitativi e non solo.

 

Qual è l’obiettivo della direttiva “Case Green” in merito alla prestazione energetica degli edifici?

Questa direttiva UE, seppur non sembri trovare piena fattibilità e terreno fertile nella nostra nazione, è ancora tutta da definire per i singoli stati membri, che dovranno ancora affrontare la prima fase di negoziati tra istituzioni europee arrivando poi al testo definitivo che solo alla fine porterà al traguardo prefissato: ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia degli immobili residenziali in tutti gli stati membri.

Ad ogni modo l’obiettivo è ben chiaro: agire in modo prioritario sul 15% degli edifici più energivori per ogni stato membro, collocati nella classe energetica G (la più bassa).

 

Cosa prevede la direttiva “Case Green”?

Secondo il testo della Direttiva “Case Green” approvato, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e la classe D entro il 2033.

Non mancano le indicazioni sulle nuove costruzioni che dovranno essere realizzate a emissioni zero a partire dal 2028.

Tale provvedimento non sarà univocamente applicato per ogni edifico esistente nella nazione, ma si prevedono delle esclusioni per edifici che appartengono a diverse categorie come:

  • edifici e monumenti sottoposti a tutela (immobili storici o dal particolare valore architettonico);
  • edifici collocati in zone vincolate e protette;
  • edifici residenziali usati meno di quattro mesi all’anno o per un periodo limitato dell’anno o con un consumo energetico previsto inferiore al 25% del consumo che risulterebbe dall’utilizzo durante tutto l’anno (ossia le seconde case);
  • edifici di culto;
  • strutture considerate temporanee (uffici di cantiere e stabilimenti balneari).

Non mancano le previsioni in caso di mancato adeguamento, infatti già si parla di divieti nella vendita o affitto degli edifici non adeguati alle nuove normative sulla prestazione energetica annunciando già il rischio della perdita considerevole di valore dell’immobile non efficientato.

 

Quale sarà il piano operativo per efficientare la prestazione energetica?

Come abbiamo detto, il piano operativo sarà gestito dagli Stati membri, che avranno il dovere di definire non solo le eventuali esenzioni dalla norma, ma anche tutte le misure e gli incentivi necessari a raggiungere i target stabiliti. Il margine di applicazione della direttiva è ampio: gli stati membri potranno adeguare gli obiettivi in base all’effettiva disponibilità di manodopera qualificata e alla fattibilità tecnica ed economica dei lavori di ristrutturazione.

Se in questa fase decisionale l’Italia troverà la maniera di applicare le regole stabilite in Parlamento Europeo, la stima degli edifici che dovranno essere efficientati si aggira intorno ai due milioni circa, insomma, un bel numero, ma, affinché la direttiva europea sia concretamente applicabile risulta necessaria una politica di incentivazione fiscale adeguata, così da poter agevolare il processo e implementare soluzioni integrate per ogni edificio.

Pertanto ciascun paese avrà l’onere di redigere un piano nazionale di ristrutturazione che dovrà essere realistico e prevedere anche misure che facilitino l’accesso a finanziamenti pensati su misura, un sistema di premi e vantaggi, sovvenzioni per le famiglie vulnerabili e anche l’istituzione di punti informativi gratuiti sull’efficientamento energetico edilizio.

 

Quali misure si possono mettere in atto?

Tra le misure previste per migliorare la prestazione energetica degli edifici tutto punta sul tema del solare. Infatti, già in fase di recepimento della direttiva, il testo approvato prevede l’obbligo di dotare tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali di impianti solari.

Invece, per gli edifici pubblici e per gli edifici non residenziali esistenti, l’obbligo scatterà dal 31 dicembre 2026. Per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti l’obbligo scatterà dal 31 dicembre 2032.

Per ridurre i consumi sono previsti interventi come la realizzazione di pannelli solari, nuove caldaie, sostituzione infissi e posizionamento del cappotto termico.

 

In Italia quale classe energetica prevale?

Secondo le stime dell’associazione italiana dei costruttori edili (Ance), su 12 milioni di edifici residenziali la maggioranza di essi non risulterebbe idonea a rispettare le performance energetiche richieste entro il 2033.

Per attenerci agli ultimi dati registrati, dall’ultimo rapporto dell’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati.

Inoltre, secondo le stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane apparterrebbe a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E.

 

Cosa ne pensa il governo italiano?

Tutte le forze politiche della maggioranza di governo hanno votato contro il testo.

«L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini», affermano in una nota il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo, motivando il voto contrario espresso dalla delegazione FdI e dall’intero gruppo Ecr.

«Il testo approvato oggi, detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso».

«La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale», afferma il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. «Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese» prosegue Pichetto. Per il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, quella approvata dal Parlamento Ue è «un’altra direttiva sulla testa e sul portafoglio di 8 milioni di famiglie italiane».

 

Cosa possiamo fare nel frattempo per migliorare la prestazione energetica dei nostri edifici?

Nel frattempo possiamo iniziare a dilazionare le spese iniziando a lavorare sull’efficientamento energetico dei nostri immobili, approfittando, per esempio, dei bonus già presenti come:

  • Bonus Casa 50%

    una misura fiscale che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe) e che permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) per interventi edilizi e tecnologici sull’immobile. Compresa l’installazione di pannelli solari su tetto, balcone o facciata con relativi sistemi di accumulo. La misura copre anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare già esistente ma la potenza di picco non può superare i 20 kW. È previsto un limite massimo di spesa di 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare.

  • Superbonus

    per l’acquisto e l’installazione di moduli fotovoltaici. Può configurarsi come intervento trainato nella disciplina della detrazione. La detrazione 110% rimane solo sugli interventi nelle villette e solo per spese effettuate entro il 30 settembre 2023, poi l’aliquota si riduce al 90% fino alla fine dell’anno. Bonus al 90% sulle spese 2023 per il fotovoltaico domestico in caso di condomìni o di proprietari di prima casa, ma il reddito annuo non deve superare i 15.000 euro. Il calcolo si affida al nuovo quoziente familiare. Sono sommati i redditi di tutti i membri del nucleo familiare, dividendo il risultato per il numero di componenti. Tagliate fuori invece seconde case, affittuari e comodatari. L’aliquota di questa detrazione IRPEF passerà al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025.

  • Reddito energetico

    incentivi fiscali al fotovoltaico 2023. Iniziative e proposte di Reddito energetico sono state avanzate da diverse Regioni e il meccanismo di base è sempre lo stesso. Lo strumento permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli solari domestici senza spendere un euro. L’amministrazione regionale finanzia l’impianto fotovoltaico, acquisto, installazione, connessione, manutenzione e assicurazione, concedendo alle famiglie il diritto all’autoconsumo gratuito dell’energia elettrica prodotta. In cambio trattiene i crediti maturati nei confronti del GSE per la quota di elettricità non auto-consumata ma immessa in rete tramite lo scambio sul posto. Le risorse così ottenute alimentano un fondo che dovrebbe sostenere il progetto negli anni.

 

Quali sono le previsioni per il futuro?

Il futuro è ancora incerto sotto questo punto di vista, l’assoluta certezza risiede nell’approvazione della direttiva al parlamento europeo, ma ora e per il futuro, il “gioco” è nelle mani dei singoli stati membri, che ne definiranno tutti gli aspetti in linea con le possibilità delle singole nazioni.

Ciò che c’è da sapere è che gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra.

Ristrutturando il più ampio numero possibile di edifici inefficienti sotto il profilo energetico, si punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra ed il consumo energetico nel settore entro il 2030, per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Ma, oltre ad una previsione e alla definizione di obiettivi non ci siamo spinti, sarà la prossima fase di negoziato tra Europa e governi degli stati UE ad apportare delle modifiche all’attuale testo della direttiva, dando maggiore respiro alle possibili manovre che gli Stati Membri potranno mettere in campo in fase di recepimento, per stabilire le misure necessarie a raggiungere gli obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.
Inoltre, come già anticipato, ogni Stato Membro potrà stabilire, entro certi limiti, gli edifici che potranno derogare alla direttiva “case green”.

Conclusioni

Se hai deciso di portarti avanti e dilazionare la scalata verso la classe energetica più efficiente, il modo migliore è iniziare dagli interventi che interessano i bonus sopracitati.

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